Bacugno è un piccolo paese del comune di Posta in provincia di Rieti posto ai margini della antica Via Salaria dei Romani.
L’origine di Bacugno è antichissima e risale almeno al I secolo d.C., in epoca Sabino-Romana.
Qui sorgeva l’antica Forum Decii, un centro molto importante che, come dice il nome stesso, era un foro, dedicato al commercio e allo scambio di materie, un importante mercato che copriva tutta la zona.
Ci sono poche fonti storiche su Forum Decii anche se viene nominata da importanti storici. Nelle vecchie tabelle geografiche, come la Tabula Peutingeriana, appare con il nome di Foroecri anche se per i più si tratta di due centri distinti.
Era però sicuramente un foro importante, citato in alcuni documenti al pari di Amiterno, Rieti, Tivoli, ecc.
Il villaggio era chiamato Vacunium, dal nome della divinità sabina chiamata Vacuna (in seguito identificata con Cerere , Minerva o Diana). Pare certo che io onore della Dea Vacuna qui sorgesse un importante tempio andato però peduto. Per alcuni il tempio sorgeva dove oggi c’è la chiesa di Santa Rufina, costruita con materiali ricavati dal tempio stesso. Per altri il tempio sorgeva all'interno del foro e i resti sarebbero sparsi per i muri e le costruzioni delle case attuali.
Oggi Bacugno è un paese che vive principalmente di agricoltura, pastorizia e turismo.
La sua bellezza, oltre al caratteristico borgo, al centro del quale si erge la bella Chiesa di Santa Maria della Neve, è legata indissolubilmente alla magnificenza della natura che lo circonda, tra alte vette e dolci vallate, verdissime d’estate e costantemente imbiancate d’inverno.
Lo scenario ideale per gli amanti della montagna, per dedicarsi ad escursioni di trekking o mountain bike sui numerosi sentieri tracciati e identificati, o anche semplici passeggiate all’insegna del benessere.
Anche il relax, la cultura e il cibo e i prodotti tipici sono un fiore all’occhiello di Bacugno dove si respira ancora un’aria genuina, fatta di semplicità e usanze antichissime.
Qui si può scoprire l’antica arte del Canto a Braccio e ascoltare in tante occasioni il festoso suono dell’organetto e assistere a travolgenti balli di Saltarello.
Bacugno è fiero di portare tutti questi valori all’interno della sua festa più importante, la Festa di Santa Maria della Neve dove si può assistere ad antichi rituali contadini a cavallo tra il cristiano e il pagano.
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Il culto della Madonna della Neve è giunto nel nostro territorio probabilmente grazie ai frati francescani che diffusero la devozione alla Madonna della Neve in tutta la chiesa, poiché l’Assemblea generale dell’Ordine (Capitolo generale) aveva imposto già dal 1299 a tutti i frati di celebrare la “Dedicatio Sanctae Mariae ad Nives”.
Il culto cristiano s’innesta tuttavia su riti agresti di ringraziamento propri delle popolazioni sabine arcaiche.
Il facile passaggio da un culto prettamente pagano ad un culto cristiano è da ricollegarsi alla semplicità della gente che da sempre ha popolato queste terre e che ha cercato un modo per poter rendere grazie dell’abbondanza ricevuta ad un’entità soprannaturale.
L’ anno esatto dell’edificazione della Chiesa di Santa Maria della Neve non è certo.
È grazie al grande lavoro di raccolta d’ informazioni svolte da Don Giulio Mosca, parroco di Posta dal 1966 al 1969, se attualmente abbiamo alcuni dati a riguardo.
I primi documenti riportati che attestino la presenza della chiesa di S.Maria della Neve sono due elenchi che raccolgono tutte le chiese della nostra zona. Un elenco è del 1153, redatto nella Bolla pontificia “In Eminenti” di papa Anastasio IV, in cui è presente la chiesa di S.Maria in Bacugno. L’altro elenco del 1182 è presente nella Bolla pontificia di papa Lucio III e in questo sono nominate le stesse chiese del precedente elenco con l’aggiunta della chiesa di “S.Maria de Panaria”.
Nel registro delle chiese della diocesi del 1398 la chiesa di Bacugno è riportata con il nome di “S.Marie de Vacundio” e, annesse ad essa, le cappelle dipendenti; è riportata anche la chiesa di “Santa Maria de Panaria”. Nel registro della diocesi dal 1438 al 1477 sono presenti entrambe le chiese. Questo contraddice, in un certo qual modo, quanto tramandato oralmente dagli anziani, secondo cui la chiesa di S.Maria della Neve sia stata costruita con parti della chiesa di Santa Maria di Panaro crollata con il terremoto. La chiesa parrocchiale, quindi, è più antica.
Nella visita del 1786 effettuata dal vescovo di Rieti Saverio Marini è riportato che la chiesa di S.Maria de Panaria era crollata già nel 1561, mentre nella successiva visita del 1788 si reputa ancora in piedi (probabilmente un’ incongruenza dovuta alle errate informazioni fornite dalle persone locali).
Un dato certo sulla presenza della chiesa si ha nel XVII secolo. A quel tempo la popolazione di Posta e del suo circondario era cresciuta per cui ci fu la necessità di creare nuove parrocchie: nel 1616, infatti, furono create le parrocchie di Bacugno e di Sigillo.
Quando fu riordinata, verso la metà del ‘600, essendo già molto rovinata, si utilizzarono probabilmente materiali dell’altra chiesa, di cui rimane solo il nome della località dove si ergeva.
Nella visita pastorale del 1605 la parrocchia di Bacugno è detta “unita e annessa alla Chiesa parrocchiale di Posta”, tuttavia godeva già in precedenza di una certa indipendenza (teneva ad esempio registri di Battesimo).
La chiesa era stata ripristinata nel 1647: al beneficio parrocchiale appena istituito fu annesso anche il beneficio di S.Maria del Panaro. Nel 1682 vi fu eretto il beneficio del SS.Crocifisso, di patronato alla famiglia Consili fino al 1795 e nel 1782 vi fu aggregato anche il beneficio di S.Biagio.
Una lapide commemorativa ritrovata negli anni ‘60 nella chiesa parrocchiale annessa alla chiesa di S.Maria della Neve riportava il restauro della chiesa stessa ad opera di Don Sallustio Cherubini, parroco di Bacugno, dopo il terremoto.
Dietro l’altare maggiore è possibile notare un affresco che ricorda gli eventi accaduti con il terremoto del 1703. In esso vi è presente la dicitura “templum hoc a fundamentis reedificatum” che attesta la ricostruzione completa della chiesa in seguito a quell’evento.
La chiesa che si può ammirare oggi certamente non è come appariva in passato. La struttura attuale risale all’ultima ricostruzione effettuata in seguito al terremoto del 1703, probabilmente sopra i resti di una costruzione più antica.
La mancanza dell’attribuzione di uno stile architettonico ben definito alla chiesa di Santa Maria è dovuta principalmente al susseguirsi nel corso dei secoli di frequenti terremoti distruttivi. Eventi catastrofici ci sono stati nel 1294 (molto violento), nel 1298, nel 1315 (quando la terra tremò per trenta giorni), nel 1349, nel 1451, nel 1500 (durò per mesi) e nel 1639. Nel 1703, il più devastante terremoto di cui si ha memoria, Bacugno perse 600 persone e del paese rimasero soltanto due volte sotterranee. La situazione non fu differente nelle zone circostanti. Di quell’evento si ha una dettagliata relazione redatta dal Padre gesuita Antonio Baldinucci negli anni successivi al terremoto. Con la sua missione cercò di risollevare gli animi della gente e fece cominciare la ricostruzione delle chiese del territorio.
Un’idea di come si presentava la chiesa di Santa Maria della Neve in passato può essere estrapolata dal documento dell’archivio vescovile di Rieti che riporta la Visita Pastorale del Monsignore Gabriello de’ Conti Ferretti, vescovo di Rieti, nei territori di Montereale, Antrodoco, Cittareale, Borbona e di Bacugno nel 1828. Nel documento è riportata una descrizione della struttura interna della chiesa.
Essa presentava tre navate, divise ciascuna da quattro archi, e recanti ognuna una porta. Le due laterali erano a volta, mentre quella centrale presentava un soffitto dipinto. Vi erano nove altari: otto nelle navate laterali (ognuno con una denominazione) e l’altare maggiore nella navata centrale, dietro il quale vi era uno spazio quadrangolare a volta arabescata adibito al coro. L’altare principale era dedicato alla Madonna della Neve, rappresentata da una statua di legno dorato che lo sormontava. Ai due lati dell’altare erano presenti due porticine che immettevano nel coro, e al di sopra di esse vi erano due affreschi raffiguranti S.Pietro (a sinistra) e S.Paolo (a destra). A sinistra e a destra del coro vi erano due porte: la prima conduceva alla sagrestia, la seconda al cimitero. Nella navata laterale sinistra, il primo altare era dedicato alla Madonna Santissima del Rosario e presentava un quadro rappresentante la Vergine, S.Domenico, S.Caterina e i quindici misteri. In questo altare era presente un ciborio in legno dorato in cui si conservava il Santissimo Sacramento.
Il secondo altare era dedicato alla natività di Maria Santissima. Il terzo altare era dedicato al Santissimo Crocifisso, e recava un’immagine di legno in rilievo. Il quarto altare era dedicato a S.Lorenzo e a S.Lucia. Nella navata laterale destra, l’altare era dedicato a S.Giuseppe. Questo era ridotto in pessime condizioni e recava un dipinto in tela raffigurante il passaggio del medesimo. Il secondo altare era dedicato al Suffragio. Presentava un quadro in tela raffigurante S.Gregorio Magno che prega la Madonna per le Anime del Purgatorio. Il terzo altare era dedicato a S.Antonio Abate di competenza della confraternita. Il quarto altare era dedicato a S.Maria Maddalena.
Intorno alle pareti della chiesa pendevano le immagini della Via Crucis mentre nel pavimento vi erano dieci sepolture destinate ad alcune famiglie, ai bambini e ai sacerdoti. Vi erano inoltre tre confessionali e un Battistero, posto tra la porta maggiore e la porta della navata destra.
Vi era il campanile con le tre campane e la casa parrocchiale contigua alla chiesa, costituita da una cucina, quattro stanze e alcuni sotterranei.
Da quanto abbiamo appreso da chi ci ha preceduto e dalle persone più anziane la nostra chiesa è rimasta quasi inalterata rispetto a quanto riportato nel documento.
La casa parrocchiale è rimasta intatta fino agli anni ‘60. In seguito, si è assistito ad un lento decadimento dovuto all’incuria e al mancato utilizzo.
Fino al terremoto del 1979 si poteva ancora osservare il bellissimo soffitto di tavole dipinto, di poco valore artistico ma sicuramente di grande valore affettivo per la popolazione, per il grande impatto visivo che dava quando si entrava in chiesa. Erano inoltre visibili il bellissimo e antico organo (azionato a mano), dietro l’altare maggiore, e il pulpito ligneo, nella prima colonna a sinistra dell’altare maggiore.
Adesso del soffitto resta solo la capriata in travi di legno, l’organo è andato perso tra i calcinacci dei lavori di restauro post-terremoto, mentre il pulpito è stato accatastato nello spazio che un tempo era occupato dall’organo.
Davanti al sagrato della chiesa è presente un monumento dedicato ai caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale, presso il quale ogni anno il 5 Agosto, giorno della festa, si rende omaggio con la deposizione di una corona e di un discorso commemorativo.
Nel 2012 sono stati effettuati alcuni lavori di restauro degli altari da parte dei Beni Culturali, che li hanno riportati ai colori originali. Di seguito si può vedere come appare attualmente la chiesa al suo interno.
Si ringrazia per la raccolta delle informazioni descritte nell’articolo chi ci ha preceduto nella realizzazione della festa e le persone anziane, la cui memoria preziosa è di fondamentale importanza per noi giovani.
Libretto della festa di S.Maria della Neve (1999) “La Biffa e la Spiga”, p. 70-75.1
Don Giulio Mosca, “Posta nell’Alta Valle del Velino – Raccolta di dati per una storia civile e religiosa”, Amministrazione Comunale di Posta, ristampa del 2017.